~Yuri LowellNonostante la lunga corsa Yuri e Repede non incontrarono nessuno in quella distesa di dolciumi, né impegnato in una bella passeggiata mattutina né in pericolo, quindi il moro per primo si fermò, seguito a ruota dal bel cagnolone. Portò entrambe le mani sui fianchi, di nuovo, e ancora spostò lo sguardo sui dintorni ansimando appena per la fatica; il sole ci dava dentro in quei giorni, maledetto pure lui!
-Vedi nulla?- domandò al compagno, che uggiolò in segno di negazione, scuotendo perfino il capo peloso.
-Nemmeno io...- rispose allora Yuri, mentre sbuffava un po’ per aiutarsi a riprendere fiato, un po’ perché seccato dalla situazione. Ah, non c’erano più i tizi in pericolo di una volta... Loro erano lì, terrorizzati in un angolo con i mostri davanti; li trovavi subito!
-Ehi, amico...- si rivolse di nuovo al cane dopo attimi di silenzio, che subito sollevò il muso verso di lui.
-Riusciresti a trovare una traccia? Se c’è qualche odore estraneo a quello dei dolci basterà seguire quello, no?- propose, e subito l’altro la trovò un’idea più o meno decente, infatti annuì e puntò il naso sull’erbetta di liquirizia.
Iniziò ad annusare, a spostarsi, a camminare fino alla via di noccioline caramellate che li guidò dritti alla collina di cioccolato. Lì l’odore svanì e Repede guardò nuovamente il moretto impegnato ad imprecare contro quella sostanza che lo lasta letteralmente insudiciando.
-Ma porc...- lo si sentiva lamentare, finché non incrociò l’espressione perplessa del compare ed entrambi rimasero a fissarsi per diversi secondi.
-Allora?- chiese, quindi, e l’altro puntò con il muso la distesa vuota che avevano davanti.
-Un vicolo cieco, uh?- mormorò il moro, che si avvicinò al limite per sbirciare. Purtroppo per lui, però, capitò nella stessa trappola del povero Flynn e mettendo il piede su quel dannatissimo sasso di marshmellow scivolò e iniziò a rotolare giù per la collina al grido di
-AAAAAAAAAAHHHHHHHH~!!!- finendo per schiantarsi dritto sul povero biondo.
Il povero Repede, rimasto in cima, uggiolò di nuovo sconfortato e rassegnato dall’idiozia di colui che accompagnava e ormai senza via d’uscita, chinando il capo sconfitto, prese a scivolare anch’egli ma con più compostezza ed classe dell’altro.