~Halvir IthilLo sentì muoversi e allentò la presa così da lasciarlo libero di posizionarsi come più preferiva, credendo che fosse ciò che cercava, invece si ritrovò a contatto con le sue labbra esattamente come poco prima, a differenza che in quell’occasione non vi aveva badato per la fretta di recuperare le coperte mentre ora... Ora aveva tutto il tempo di riflettere, combattere i suoi istinti e infine cedere cercando di spiegarne logicamente il motivo.
Non era certo la prima volta che si trovava di fronte al corpo nudo di Aylay, non era la prima volta che si fermava a contemplare la sua bellezza –perché bisognava ammetterlo: era davvero bellissimo-, ma mai prima di allora si era reso conto che quei gesti, quei baci, quelle attenzioni da parte sua non lo infastidivano affatto.
Aveva sopportato diverse volte tocchi estranei solo per raggiungere i suoi obbiettivi e mai si era trovato coinvolto abbastanza da poterli definire gradevoli, esperienze positive; ciò che lo spingeva in quei momenti era la voglia di conoscere e apprendere, la sua “ricompensa”.
Con Aylay, in quell’istante, era diverso: sentiva l’impulso di stringerlo, di ricambiare le carezze di quella lingua impertinente e non gli era stato promesso nulla, non avrebbe ottenuto pergamene rare, manufatti incantati o informazioni preziose: erano state pronunciate soltanto tre parole, parole che lo avevano acceso come una torcia imbevuta d’alcol.
Non sapeva spiegarselo, nonostante la sua intelligenza non sapeva rispondere alla domanda più importante: perché?
E manteneva gli occhi socchiusi, scrutava il viso arrossato del più giovane mentre lentamente le labbra si aprivano per permettergli di oltrepassare il limite che gli era stato imposto; stava cedendo e non voleva. Lasciarsi andare senza una risposta significava andare incontro a qualcosa di sconosciuto, significava abbandonare la sua solita prudenza e significava lasciar spazio a quell’istinto che non faceva parte della sua persona, che aveva rovinato molti individui che lui stesso guardava dall’alto del suo piedistallo, fiero e certo di essere più furbo a non seguirlo.
Voleva far luce su quel mistero quasi più di quanto volesse continuare a seguire la via “sbagliata” ma non c’era tempo: o si fermava, o si abbandonava al piacere di quell’attimo e tra un ragionamento e l’altro si trovò a scegliere la via di mezzo.
Lo faceva per lui, si disse. Aveva freddo, le coperte non bastavano e neanche il suo corpo; aveva bisogno di un calore maggiore di quello e nulla più dell’adrenalina, dell’eccitazione poteva fornirgliene. Era per lui, per farlo stare meglio. Soltanto per questo. E naturalmente non sarebbe andato fino in fondo, Aylay era troppo debole per reggere un tale sforzo.
Un pensiero contorto, ma che servì a giustificare momentaneamente quella sua debolezza così da non farlo sentire stolto come tutti gli altri.
Finalmente, dopo tanto pensare, si decise ad aprire completamente le labbra e a lasciar scivolare la propria lingua contro quella dell’altro; chiuse completamente gli occhi nel momento in cui lui li schiuse, spinse una gamba tra le sue e carezzò la sua schiena con le dita della destra fino ad arrivarne alla base per poi spingerlo contro il proprio corpo.
Lo desiderava... No! Desiderava far riacquistare calore alla sua pelle fredda!