Kazuma YamashitaAveva provato a fermarlo, sia con i gesti che chiamando il suo nome, ma non vi era riuscito. Il vampiro non lo ascoltò, aveva fretta di allontanarsi e Kazuma, non essendo particolarmente esperto di razze e poteri, non sapeva che pensare riguardo alla motivazione di quella fuga. Morgan aveva detto che qualcuno lo stava chiamando ma alle orecchie del moro non giunse alcuna voce. Non ricordava di esser mai stato tanto confuso in vita sua, tanto da non riuscir a pensare ad altro, lavoro compreso. E avrebbe volentieri continuato a vagare per l'appartamento come un'anima in pena se il telefono non avesse squillato. Un collega più anziano richiedeva la sua presenza per comunicargli un'importantissima -a suo dire- notizia. Kazuma cercò in tutti i modi di evitare l'incontro, ma purtroppo nessuna delle scuse tirate in ballo riuscirono ad aiutarlo, tanto che dovette rassegnarsi al suo destino e, dopo aver recuperato giacca e camicia, gli stessi indossati in presenza di Nanami e asciugati dallo stesso, dirigersi ad Ōrudo. Una città familiare, anche troppo, che ultimamente visitava spesso per via di Nanami, la cui sede lavorativa si trovava proprio in quelle vie. Vista la scomodità nel muoversi in auto, abbandonò la sua vettura appena fuori da quel territorio e vi si addentrò a piedi. Impiegò circa dieci minuti, con l'aiuto dei mezzi giusti, a giungere fino alla caffetteria indicatagli dal collega e quando vi si trovò davanti ricevette l'ennesima, pessima sorpresa: Shizuka. Una donna conosciuta ai tempi dell'università, molto bella, capelli lunghi e color cioccolato, occhi ambrati, ma particolarmente pettegola e indiscreta. Il genere di persona che lo storico più detestava al mondo e con la quale, da quel giorno in poi, avrebbe dovuto convivere. In senso figurato, era ovvio, ma gran parte delle sue giornate sarebbero trascorse in sua compagnia visti i risvolti lavorativi che gli vennero comunicati. In seguito ad uno scavo andato a buon fine, infatti, Shizuka aveva ottenuto diverse richieste di collaborazioni e, sfortunatamente, aveva accettato proprio quella dell'archeologo che aveva assunto Kazuma. In poche parole, ora erano colleghi e avrebbero dovuto collaborare per svelare il mistero relativo al tempio distrutto nei pressi di Eshi. Inutili le proteste da parte del moro, avrebbe perso il lavoro in caso di rifiuto e in quel momento era tutto ciò che gli restava. Gli venne imposto di accompagnare la donna in giro per Ōrudo, città in cui avrebbe vissuto il tempo necessario a svolgere il suo lavoro. Eshi, secondo lei, era troppo frenetica per poter lavorare in santa pace e, sicuramente, lì gli appartamenti costavano meno. E ora il povero storico si ritrovava a vagare tra le vie principali della città, in compagnia di quella che ogni tanto allungava le sue manacce per stringersi al suo braccio o trascinarlo altrove. Una situazione insostenibile e più la scansava più non c'era verso di staccarsela di dosso, finché riuscì a portarlo nella Via della Magia. Un'intera giornata passata tra negozi e il cianciare di Shizuka, e ora pretendeva anche la cena che, ovviamente, non avrebbe pagato lei.
-Scordatelo.- rispose l'uomo alla sua richiesta, mentre quella non si arrendeva.
-Oh, avanti! Che ti costa?- domandò, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del moro. Imbronciata, quindi, si gettò un'ultima volta sul braccio sinistro dell'uomo.
-Sei cattivo!- pronunciò di nuovo, ma non ricevette alcuna risposta. L'attenzione di Kazuma, infatti, si era diretta altrove. Precisamente su una figura seduta al margine del canale, una figura familiare illuminata in parte dalla luce delle finestre e dei lampioni -quelli rimasti integri-.
-Nanami-kun?...- lo chiamò in un mormorio. Non che cercasse davvero la sua attenzione, più che altro voleva accertarsi che non fosse un miraggio.
Edited by »Kasuka« - 3/9/2011, 20:54