Jeliel HamiltonAnnuì soltanto, a conferma delle sue parole, quando il moro ripeté il nome della sua città, voltando appena lo sguardo sul paesaggio ormai deserto che li circondava. Certo che i suoi potevano scegliere un posticino più in centro, magari più animato di quell'ammasso di edifici vecchi, anche se era strano da parte loro spedire il loro adorato piccino in un quartiere tanto orribile. Ma in fondo chi era lui per giudicare? Sicuramente ce l'avevano messa tutta per trovargli una bella casetta accogliente e doveva essergli grato per ciò che avevano fatto per lui iscrivendolo a quell'accademia. Certo, magari all'inizio avrebbe avuto un po' di timore ad aggirarsi da quelle parti tutto solo, ma ci avrebbe fatto presto l'abitudine. Voleva o no diventare un bravo angioletto custode?
-Sì!- rispose alla sua stessa domanda, purtroppo ad alta voce, e per questo arrossì ancor di più, mutando nuovamente quell'espressione decisa in una imbarazzata che si spiaccicò nuovamente sull'asfalto che percorreva insieme al suo nuovo amico -perché tale lo riteneva, ormai-. A notarlo perfino quella via era alquanto vecchia e rovinata, gli sembrava strano che qualcuno potesse vivere da quelle parti, ma magari si trattava solo di apparenza, come ad esempio quel grosso edificio in cui Gray lo trascinò. Sembrava brutto e spaventoso, come quelli che si vedono nei film horror, eppure, a dire dello stesso moro, era una scorciatoia per arrivare alla sua nuova casetta.
-Lo sapevo che la mamma non poteva aver comprato una casa qui... Dev'essere solo un luogo di passaggio!- ipotizzò ingenuamente, nonostante lo sguardo dorato vagasse per quelle mura sempre più spaventato. Si sarebbe aspettato di tutto da quel luogo: mostri, fantasmi, zombie, perfino allo scatto della porta sobbalzò visibilmente, portando entrambe le manine strette al petto. Sentiva il cuore battere a mille e quella sensazione di darsela a gambe che faticava terribilmente a trattenere, ma non doveva aver paura, c'era Gray con lui, infatti fu lieto di sentirlo accanto in quel momento, tanto da stringere più del dovuto la sua mano che a confronto di quella dell'angelo era decisamente grande. Al contrario il moro sembrava tranquillissimo; continuava a camminare per quell'edificio guardandosi intorno, come a voler cercare qualcosa che Jeliel interpretò come la via d'uscita da quell'edificio inquietante, e neanche il rumoraccio che si udì di lì a poco sembrò sconvolgerlo più di tanto, come invece accadde proprio al biondino.
-Wah!- urlò in seguito a quel fracasso, che sembrò provenire da un mucchietto di macerie poco distante dalla loro posizione. Per istinto il più piccolo si aggrappò con la mano libera al braccio del più grande, teso come una corda di violino, che guardava con puro terrore il punto esatto da cui aveva sentito provenir quel botto. Si rilassò soltanto quando vide correre via un topolino... Certo, di dimensioni alquanto discrete, tanto da poter essere definito più un ratto, ma pur sempre un roditore.
-Fiu...- sospirò, rendendosi conto soltanto allora del modo in cui era avvinghiato all'altro.
-Wah! Mi... Mi dispiace...- si scusò, portando la manina colpevole dietro la schiena e abbassando nuovamente il visino incandescente sul pavimento venato.