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Non si usa più il "Salve", v.m.18

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view post Posted on 9/6/2011, 12:55
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Il lavoro era finito in ospedale.. Tutti i pazienti erano stati visitati e avevano anche ricevuto le adeguate cure. Quella giornata avevo vissuto un paio di operazioni complicate, ma nulla che non potessi eseguire senza problemi. La mia personalità docile, finì nel momento in cui misi piede fuori dall'ospedale. Ero abbigliato con un completo giacca e cravatta scuro, come tantissime altre persone che camminavano per la via. Ma l'unica cosa che mi differenziava da quelli stupidi.. Erano i miei lunghi capelli neri. I miei occhi rossi scarlatto scrutavano la strada finendo su ogni misero individuo in quella via in cerca di qualcosa che poteva farmi divertire, sfogare il mio irrefrenabile istinto. Dei ragazzini che correvano mi vennero addosso, travolgendomi. Però, essenso io più grande e grosso di loro non feci un passo. I due alzarono lo sguardo incrociando il mio. Le mie labbra fecero apparire un inquietante sorriso, che fece tremare i due e correre via, seguiti sempre dalle mie pupille. Che stupidi.. Erano troppo piccoli per giocare con me. Però, erano abbastanza allettanti da aprir le loro carni e giocar con i loro muscoli e tendini in modo da renderli miei burattini, finchè stanco, non li avrei uccisi tagliando i loro fili. Mi bloccai, appoggiandomi ad un muro e scrutando il ciottolato. Un sacco di bambole, nessuna abbastanza particolare da avere la mia attenzione. Però, ero così annoiato.. Dovevo trovare qualcosa da fare! Tirai fuori dalle tasche il mio pacchetto di sigarette, portandone una alla bocca. Dentro il pacchetto mezzo vuoto, c'era anche il mio piccolo accendino dal colore del sangue, che avvicinai alla sigaretta, coprendo con una mano la fiamma che a causa del vento si sarebbe spenta. Appena ebbe preso fuoco, aspirai il fumo, buttandolo fuori. Un gruppo di ragazze dall'altra parte della strada mi guardavano, ridendo. I miei occhi non cambiarono espressione, e rimasi a fissarle. Solo a quel "diavolo" ero in grado di vedere le cose di quest'epoca, con occhi scarlatti che grazie alla loro particolarità, affascinava la maggior parte delle persone. Un attrazione finta, come l'amore che avevo sempre donato a quelle prede che dopo poco, mi stancavano.
 
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»Kasuka«
view post Posted on 9/6/2011, 15:15




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Jeliel Hamilton
Era giunto il giorno tanto atteso per l'angelo: il trasferimento. Non che gioisse molto a lasciare la sua casa e i suoi genitori, ma sembrava esser necessario per poter raggiungere lo scopo della sua vita, ovvero aiutare gli altri. Non ne era in grado, infatti, non riuscendo ad utilizzare le sue abilità curative e, oltre al non riuscire a rifiutare nulla a nessuno, era anche questo il motivo per il quale non aveva espresso la sua contrarietà alla scelta dei genitori. -Ce la posso fare!- si era incoraggiato prima di partire con il suo zainetto bianco sulle spalle, e ora vagava per le strade di quella città sconosciuta al grido di -Ma dove sono finito?...-. Percorreva il marciapiede della Strada dell'Eroe con passo lento e insicuro, tenendo stretto nella manina destra un bigliettino su cui era segnata una piccola mappa che per qualche strano motivo non riusciva a riconoscere in quel luogo, quindi di tanto in tanto la ruotava nel tentativo di trovare quello che per lui poteva essere il verso giusto, ma sembrava essere tutto inutile. Nel momento in cui riusciva a trovare una vaga somiglianza tra i viottoli indicati su quel pezzetto di carta e i vicoli che costeggiavano quella via colma di gente e negozi qualcosa non gli tornava e si ritrovava al punto di partenza. -Uffi...- mormorò, fermandosi nel bel mezzo del passaggio pedonale per scrutare i dintorni con aria preoccupata. -Eppure doveva esserci una farmacia da queste parti...- mormorò ancora, un mormorio basso, praticamente inudibile, mentre con passo ancora incerto riprendeva a muoversi. Tranne gli occhioni dorati, costretti a sollevarsi di tanto in tanto per controllare di non urtare nessuno, la testolina rimaneva sempre bassa e forse fu proprio quello il suo errore più grande: abbassando lo sguardo nel momento sbagliato finì per inciampare, ma non in una mattonella più alta delle altre, o in qualche lattina, ma nei piedi di un uomo fermo e in disparte. Come fosse finito così vicino al muro di quell'edificio rimase un mistero per Jeliel, fatto sta che si ritrovò a terra tutto solorante per l'impatto. -Ahi...- si lamentò appena con un filo di voce, mentre faceva leva sulle esili braccine per sollevare il busto e restare sulle ginocchia. Lentamente sollevò il capo e si trovò a dover affrontare quelle iridi rosse che lo fecero impallidire. -Mi... mi... mi disp... dispiace tanto...- balbettò, mentre riportava le iridi dorate sul cemento del marciapiede, nel più totale panico.

Edited by »Kasuka« - 9/6/2011, 17:03
 
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view post Posted on 9/6/2011, 15:38
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Stavo fumando tranquillamente,rilassandomi quasi del tutto quando.. Uno stupido ragazzino cadde per terra colpendo i miei piedi. Abbassai lo sguardo, guardandolo incuriosito, inarcando un sopracciglio. Non mi era mai capitato di incontrare un ragazzo così imbranato. Le sue scuse balbettate mi fecero sorridere.. Era proprio ciò che cercavo! Un ragazzino tonto, debole e vergognoso. La preda giusta per un giorno come quello.. " Non fa nulla. " dissi dolcemente, aiutandolo a tirarsi su. Un piccolo foglio di carta attirò la mia attenzione, facendomi chinare e studiarlo da vicino. Era una mappa.. Per dove? Mah, chi se ne importa! Mi bastava tanto per avere il pretesto di farmi seguire da quel tipetto. Gli coccolai la testa sempre con quello sguardo gentile ed ingannatore " Ehi.. Ti sei appena trasferito? Ti vedo in difficoltà.. " portai indietro i lunghi ciuffi mori che ostacolavano la vista. Ero bravo a raggirare le persone soltanto con le espressioni facciali.. Bastava esser calmi e con un sorriso, che tutti cadevano nelle mie mani. " Se vuoi, posso aiutarti io a trovare la strada. " mi inginocchiai appena per avere il volto alla sua altezza continuando a tenere quell'espressione gentile " Io abito in Aurea da un po' di anni ormai.. Dai ti prego. Mi fa piacere aiutare gli altri in difficoltà! " gli coccolai il volto mentre dentro di me, iniziava a ribollire quell'adrenalina.. Che aveva un predatore nei confronti della piccola preda accanto alle sue grinfie.
 
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»Kasuka«
view post Posted on 9/6/2011, 16:02




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Jeliel Hamilton
La voce del moro giunse gentile alle orecchie dell'angioletto, che accettò il suo aiuto e si tirò in piedi, riportando anche gli occhioni timidi sul viso di quello per qualche secondo, giusto il tempo di incontrare di nuovo le sue iridi rosse come il fuoco, prima di tornare a fissare i suoi piedini fasciati dalle sue scarpe da ginnastica bianche preferite -non che ne avesse di colori differenti- e mormorare un semplice -Grazie...- in risposta alla sua gentilezza. Le guance avevano preso un colorito più roseo, che divenne un rosso acceso quando l'altro si chinò alla sua altezza, carezzandogli il visino, e lui fu costretto a guardarlo ad una distanza fin troppo ravvicinata, che lo portò a balbettare nuovamente quelle risposte sulle quali stava meditando rigurado all'aiuto che quello ancora gli porgeva. -I-io...- iniziò, ancora in palla, prima di deglutire e fare un nuovo tentativo. -Mi sono... Mi sono appena trasferito e... Sì, insomma... Dovrei andare a casa ma... non... non la trovo...- spiegò, con voce sempre più bassa man mano che parlava fino ad annullarla completamente. -Lei è... è molto gentile ma...- riprese poco dopo, iniziando a torturare le sue stesse dita che si incrociavano davanti al suo corpicino fasciato di stoffe bianche -... non... vorrei disturbarla... ecco... Posso... posso farcela anche da solo... Grazie lo stesso!- terminò, accompagnando il tutto con un inchino.
 
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view post Posted on 9/6/2011, 16:25
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" Disturbo? Ma non diciamo sciocchezze! Per me è un piacere! " dissi ancora sorridente, per prendere poi la manina del piccoletto e cominciargli a far strada. Non andava per niente bene! Che avesse capito che persona ero? No non poteva essere! Tenni stretta la manina del giovane, inarcando un sopracciglio " Mi chiamo Gray Wolf.. Ma puoi chiamarmi solo Gray! " dissi con voce docile e con quella mano che teneva stretta la mia. I nostri passi erano lenti, in mezzo alla folla.. Mi serviva giusto il tempo per fargli credere che ero una brava persona. Ma ovviamente, non era così.. Non ero in cerca di una storia d'amore! Per niente al mondo.. Ero solo in cerca di sfrenato sesso con cui soddisfare la mia voglia irrefrenabile di ammazzar la noia! Dovevo portarlo a casa sua no? E io da bravo ragazzo che ero, lo avrei portato nella sua casa... " Raccontami un po'.. Da dove vieni? Mh? " gli coccolai la nuca un ultima volta prima di star in silenzio e guardarlo in viso, mentre camminavo per quelle strade che via via avanzavo, e più la gente si incontrava di rado.. Stavo raggiungendo il mio obiettivo, e più mi avvicinavo, più la voglia aumentava.
 
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»Kasuka«
view post Posted on 9/6/2011, 17:18




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Jeliel Hamilton
Non ci fu verso di convincere il moro a lasciare l'angioletto al suo destino, che alla fine fu costretto per forza maggiore ad accettare il suo aiuto, anche perché gli sembrava particolarmente scortese rifiutarlo. L'idea di poter ferire i sentimenti di quel signore tanto gentile lo rattristava quasi quanto portargli disturbo, quindi lasciò che quello lo trascinasse per le vie di quella città sconosciuta alla ricerca del suo nuovo appartamento. Continuava ad evitare il contatto visivo, però, infatti non faceva che fissare i piedi di tutti coloro che incrociavano, fino a quando la voce del moro non attirò di nuovo la sua attenzione portandono ad alzare soltanto gli occhi verso la sua figura imponente. -I-io sono... Jeliel... Jeliel Hamilton...- rispose alla sua presentazione, tornando silente nell'attimo successivo in cui tornò nuovamente ad allontanare il dorato delle sue iridi dal rosso di quelle di Gray. Certo che era stato proprio fortunato, pensava, ad aver incontrato qualcuno tanto gentile da aiutarlo senza neanche conoscerlo. In tutta sincerità non gli era mai capitato: tutti lo usavano per sfogare le loro frustrazioni e lui era ben lieto di aiutarli, ma mai un gesto di riconoscenza da parte di quelli che dopo aver approfittato di lui lo gettavano via. Per l'angelo quella situazione era piuttosto strana, ma soprattutto nuova, per questo l'imbarazzo che provava era anche più del solito, soprattutto per l'interessamento sulla sua vita di quel moretto. -Um... Vengo... Vengo da Skyline, la città degli angeli...- iniziò, in risposta a quella domanda che lo fece sorridere timidamente. -Non la conosce quasi nessuno perché solo gli angeli celesti possono accedervi... Però è un bel luogo...- commentò. Avrebbe voluto descrivere meglio quella splendida città tanto pacifica, ma temeva di annoiare il suo interlocutore con quell'argomento tanto noioso, quindi preferì tacere e tornare in quel silenzio che regnava fino a qualche minuto prima.
 
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view post Posted on 9/6/2011, 17:33
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" Skyline..? " una città di cui avevo sentito parlare, solo in alcune leggende. Ma mai avrei pensato che esistesse realmente.. O mi stava raccontando una frottola, oppure.. Era realmente un angelo bianco. Dall'abbigliamento e dal carattere che presentava, doveva esser realmente così.. I suoi occhi erano particolari. Ricordavano il miele dorato che durante la mia adolescenza bevevo insieme all'assenzio. Una bevanda alcolica, all'epoca servita raramente a causa dei suoi composti nocivi.. Ma non per questo, non era venduta in giro. Mi venne in mente, uno scantinato una volta.. In cui venni accompagnato da un ragazzo. Ci avevano fatto sedere ad un tavolino abbastanza appartato, in cui misero sopra esso un vasetto trasparente e una bottiglia dal collo molto lungo e largo.. Dentro la bottiglia l'assenzio, mentre nel vaso del miele cristallizzato. Portai una mano dentro quello, afferrando uno dei cristalli più grandi mettendolo tra le labbra seguito dalla bevanda. Era piacevole.. Chissà, se quel ragazzino mi avrebbe donato la stessa sensazione. Continuai la camminata, riflettendo sul da farsi. Gli angeli erano creature benevole.. E quindi deboli. Sicuramente, me la sarei giocata benissimo! Lo trascinai dentro uno dei pochi edifici disabitati. " Prendiamo una scorciatoia, tranquillo.. " sorrisi nuovamente, aprendo di poco la porta così da far entrare il biondino. Appena entrato, lo seguii anche io lasciando poi andare la porta alle mie spalle. Si chiuse di colpo, così da non lasciargli nessuna via di fuga. Ripresi nuovamente la mano di Jeliel, tirandolo con me. Sicuramente era un po' timoroso, a causa della brutta atmosfera che c'era lì.. Ma per me era molto eccitante! Continuai la camminata, mentre con gli occhi scrutavo un posticino.. Appartato!
 
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»Kasuka«
view post Posted on 9/6/2011, 19:31




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Jeliel Hamilton
Annuì soltanto, a conferma delle sue parole, quando il moro ripeté il nome della sua città, voltando appena lo sguardo sul paesaggio ormai deserto che li circondava. Certo che i suoi potevano scegliere un posticino più in centro, magari più animato di quell'ammasso di edifici vecchi, anche se era strano da parte loro spedire il loro adorato piccino in un quartiere tanto orribile. Ma in fondo chi era lui per giudicare? Sicuramente ce l'avevano messa tutta per trovargli una bella casetta accogliente e doveva essergli grato per ciò che avevano fatto per lui iscrivendolo a quell'accademia. Certo, magari all'inizio avrebbe avuto un po' di timore ad aggirarsi da quelle parti tutto solo, ma ci avrebbe fatto presto l'abitudine. Voleva o no diventare un bravo angioletto custode? -Sì!- rispose alla sua stessa domanda, purtroppo ad alta voce, e per questo arrossì ancor di più, mutando nuovamente quell'espressione decisa in una imbarazzata che si spiaccicò nuovamente sull'asfalto che percorreva insieme al suo nuovo amico -perché tale lo riteneva, ormai-. A notarlo perfino quella via era alquanto vecchia e rovinata, gli sembrava strano che qualcuno potesse vivere da quelle parti, ma magari si trattava solo di apparenza, come ad esempio quel grosso edificio in cui Gray lo trascinò. Sembrava brutto e spaventoso, come quelli che si vedono nei film horror, eppure, a dire dello stesso moro, era una scorciatoia per arrivare alla sua nuova casetta. -Lo sapevo che la mamma non poteva aver comprato una casa qui... Dev'essere solo un luogo di passaggio!- ipotizzò ingenuamente, nonostante lo sguardo dorato vagasse per quelle mura sempre più spaventato. Si sarebbe aspettato di tutto da quel luogo: mostri, fantasmi, zombie, perfino allo scatto della porta sobbalzò visibilmente, portando entrambe le manine strette al petto. Sentiva il cuore battere a mille e quella sensazione di darsela a gambe che faticava terribilmente a trattenere, ma non doveva aver paura, c'era Gray con lui, infatti fu lieto di sentirlo accanto in quel momento, tanto da stringere più del dovuto la sua mano che a confronto di quella dell'angelo era decisamente grande. Al contrario il moro sembrava tranquillissimo; continuava a camminare per quell'edificio guardandosi intorno, come a voler cercare qualcosa che Jeliel interpretò come la via d'uscita da quell'edificio inquietante, e neanche il rumoraccio che si udì di lì a poco sembrò sconvolgerlo più di tanto, come invece accadde proprio al biondino. -Wah!- urlò in seguito a quel fracasso, che sembrò provenire da un mucchietto di macerie poco distante dalla loro posizione. Per istinto il più piccolo si aggrappò con la mano libera al braccio del più grande, teso come una corda di violino, che guardava con puro terrore il punto esatto da cui aveva sentito provenir quel botto. Si rilassò soltanto quando vide correre via un topolino... Certo, di dimensioni alquanto discrete, tanto da poter essere definito più un ratto, ma pur sempre un roditore. -Fiu...- sospirò, rendendosi conto soltanto allora del modo in cui era avvinghiato all'altro. -Wah! Mi... Mi dispiace...- si scusò, portando la manina colpevole dietro la schiena e abbassando nuovamente il visino incandescente sul pavimento venato.
 
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view post Posted on 9/6/2011, 20:25
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Un rumorino fece sobbalzare il piccolo angelo che si avvinghiò al mio braccio. Mi voltai impassibile, guardando il suo volto.. Era così.. Così.. Sentii le guance imporporarsi appena, ma quando il piccolo si volse verso di me, feci sparire immediatamente il rossore, tirando dritto " nessun problema. " dissi semplicemente con voce fiacca. Stavo pensando che quel piccoletto era tenero... Tanto tenero. Non ci potevo credere! Che mi stava prendendo? Dovevo immediatamente mettere in atto il mio piano! Appena vidi la porta di una specie di infermeria, lo trascinai dentro con grande forza. Fortunatamente la porta era ancora al suo posto.. Lanciai il piccolino sul lettino ormai mezzo stracciato ghignando malignamente. Chiusi la porta alle mie spalle, dando un giro di chiave così che non potesse sfuggirmi.. " Sei mio ora, Jeliel. " mi slacciai appena la cravatta al collo, iniziando a sentire caldo. Mi avvicinavo dove si trovava il piccolino con un passo lento ma sicuro " I tuoi genitori, non ti hanno mai detto di non fidarti degli sconosciuti? " gli saltai addosso, afferrando i suoi polsi saldamente mentre il volto era distante pochi millimetri dal suo. Assottigliai gli occhi color scarlatto sorridendo " Ti ho scelto.. Come mio schiavetto. Ti concederai alla lussuria.. E d'ora in avanti, dovrai chiamarmi padrone! " le ultime parole prima di abbassar il colletto di lui e cominciarlo a mordere, affondando i miei denti nella sua tenera carne, colorando la sua pelle e gli abiti di un rosso scarlatto. Le mani andarono sotto la sua maglietta, cominciando a graffiarlo con le unghie provocandogli dei lunghi tagli, che oltre far scaturire altro sangue arrossavano la sua pelle. Non mi staccai dal suo collo nemmeno per un momento continuando ad assaporare il suo gusto e quell'inebriante odore che mi mandava in subbuglio. Senza aspettare nemmeno un minuto, mi insinuai con le mani nei suoi pantaloni, accarezzando le natiche del ragazzino, fino a sfiorare la sua piccola fessura " Lo sai che cosa succede ai bambini bravi se incappano nei grandi cattivi? " dissi, togliendomi dal suo collo occupandomi così della sua bocca, baciandolo in modo che assaggiasse il proprio sangue.
 
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»Kasuka«
view post Posted on 9/6/2011, 22:27




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Jeliel Hamilton
D'improvviso la presa del moro sull'esile manina dell'angioletto si rafforzò, così come il passo, dapprima lento, prese un ritmo più rapido. Che si fosse arrabbiato? Fu la prima cosa passata per la testolina del biondino, ripensando anche al tono piatto e svogliato con il quale aveva risposto alle sue scuse, e non poté fare a meno di guardarlo dispiaciuto mentre si lasciava trascinare verso quella che sembrava una stanza ma che, preso dai sensi di colpa verso l'altro, ignorò completamente. Soltanto quando si trovò steso sul letto situato al suo interno realizzò che l'intento del moro non era propriamente quello di condurlo fuori. Doveva averlo proprio infastidito per scatenare una simile reazione, era suo dovere scusarsi propriamente con lui nonostante non l'avesse fatto di proposito, ed è proprio ciò che tentò di fare nonostante il timore che il sorrisino di quello gli incuteva. -I-io... non pensavo che... non volevo davvero...- balbettò soltanto. Senza aver tempo di dire altro si ritrovò il moro addosso che gli bloccava i polsi sulla testolina bionda e pronunciava frasi apparentemente insensate, ma che cevalato tutto tranne che buone intenzioni. -Non... Non capisco...- rispose soltanto, fissando quel volto che fino a neanche cinque minuti prima era adornato da un bellissimo sorriso gentile diventare quello di una bestia affamata. Si era completamente trasformato, e non solo d'espressione, come dimostrò quel morso profondo che lo stesso procurò al povero collo candido dell'angelo, che non riuscì a trattenere un urlo di puro dolore mentre le lacrime iniziarono a scivolare lungo le sue guance arrossate. Poteva sentire il suo stesso sangue scorrere sulla sua pelle, contrastare il freddo di quest'ultima, per poi andare a bagnare il tessuto malridotto di quel lettino abbandonato. -Un vampiro?...- pensò, sentendo chiaramente anche i graffi su tutta la larghezza del petto che lo portarono a gemere nuovamente e contrarre il viso nel tentativo di trattenere la voce e le lacrime. Ma questo sembrò non bastare al moro, lui voleva ben altro; un genere di cose che Jeliel non conosceva e non capiva e il suo sguardo terrorizzato esponeva perfettamente i suoi sentimenti, così come il battito accelerato, il respiro veloce e il tremore che percorreva quel corpicino indifeso e in preda all'ansia e alla paura. Avrebbe tanto voluto chiedergli cos'aveva intenzione di fare, il motivo di quei gesti tanto crudeli, ma non vi riuscì, preceduto dalle labbra del suo aggressore che si impossessarono delle sue per travolgerlo in un bacio che mai avrebbe immaginato possibile. Era il primo, e mai avrebbe pensato di compiere un tale passo -che per lui era tanto importante- in un'occasione del genere, non che ci avesse mai pensato prima di allora. In quel momento il piccoletto iniziò a rivalutare la sua fortuna: si era definito fortunato, prima, quando ancora credeva di aver incontrato un nuovo e gentile amico, un uomo di cui potersi fidare in quel luogo sconosciuto che l'avrebbe visto per tanto tempo, ma nel momento stesso in cui Gray aveva sfoggiato uno dei più inquietati sorrisi -nonché il primo- che il biondo avesse mai visto quella sua convinzione si infranse in mille pezzi, portandolo ad autodefinirsi un ingenuo. C'erano tante cose che avrebbe dovuto imparare di quel mondo, e avrebbe fatto meglio ad impararle in fretta per non trovarsi più in simili situazioni... Sempre che uscisse vivo da quella che già lo vedeva protagonista.
 
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view post Posted on 10/6/2011, 14:10
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Era terrorizzato da me! Che incredibile piacere che euforia! Avrebbe voluto urlare ma a causa della mia lingua, era come se tutto fosse soffocato. L'impossibilità di quel corpo gracilino di sfuggire alle mie mani esperte, era un altra parte che mi eccitava moltissimo. Il mio dito continuava ad accarezzare la sua fessura, lentamente. Volevo che soffrisse, che iniziasse a provare qualcosa.. Lasciai libere le sue labbra, ghignando nuovamente davanti al suo volto. Il mio ciuffo corvino copriva il mio occhio sinistro, donando una strana ombra a quello destro che luccicava nelle tenebre " Sei lo schiavetto perfetto... Da oggi in poi, mi servirai in ogni momento e quando ti chiamerò dovrai esser sempre pronto! " ridacchiai mentre con un gesto inaspettato infilai il mio indice in fondo al corpicino del biondo. Nessuna preparazione per quel dolce angelo che si era fidato di uno sconosciuto. I movimenti con quel dito erano violenti e decisi, senza alcuna pietà per un ragazzino che era inesperto per queste esperienze, come stavo tastando io stesso. Senza preavviso infilai nella stessa profondità anche il secondo dito, cominciando a ridere come un matto " Ti piace, vero Jeliel!? Non è ciò che hai sempre desiderato?? Questo piacere.. Queste sensazioni... " leccai il suo collo che continuava a perdere sangue, gustandomi nuovamente il sapore di lui. Non sapevo come... Ma tutte le volte che mangiavo il sangue di qualcuno, era come il leone che finchè non avrebbe assaporato il corpo del proprietario di quel liquido ferroso, lo avrebbe inseguito fino in capo al mondo. Lasciai andare anche l'altro polso, infilando la mano nella parte davanti questa volta dei suoi pantaloni, afferrando violentemente il piccolo membro di Jeliel, cominciando a massaggiarlo con forza " Chiamami padrone, e implora il mio perdono schiavetto! " sul volto un'espressione da pazzo maniaco che incuteva sempre più timore.. Non sapeva in che guaio si era cacciato quel piccolino.
 
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view post Posted on 23/5/2012, 01:40




jel5
~Jeliel Hamilton
La paura ormai gli attanagliava lo stomaco, glielo stritolava in una morsa ferrea e letale che faceva male almeno quanto le ferite rossastre e sanguinanti di cui era cosparso il suo corpicino bianco e fino a quel momento perfetto e quella lingua che le sfiorava. Bruciavano, ma non quanto la consapevolezza di esser stato tradito dal primo individuo in cui aveva riposto fiducia in quelle terre sconosciute e nelle quali aveva pensato di poter vivere felice come quando era a casa, con persone che lo amavano e che lui ricambiava pienamente. Aveva creduto di poter donare un po’ di quell’amore anche a quello che già considerava il suo nuovo amico, il primo, ma le cose erano andate diversamente: aveva dato retta alla persona sbagliata, era stato ingannato e ora stava approfittando di lui senza la minima pietà e questo faceva male, abbastanza da farlo cedere all’insistente richiesta di quelle lacrime ormai trattenute da troppo che scivolarono copiose bagnandogli il visino.
Prese a singhiozzare senza tregua, nonostante se ne vergognasse spesso non poteva farci nulla; era fatto così, sensibile e dolce e doveva accettarlo così come avevano fatto i suoi genitori nonostante fosse un ometto ormai.
-F-farò tutto quello che...- pigolò alle parole del più grande, ma la voce si smorzò nel momento in cui un bruciore ancora maggiore di quello che già avvertiva si diffuse nelle sue viscere; sbarrò gli occhi, urlò perfino, consapevole del fatto che nessuno lo avrebbe sentito ed era un bene da una parte, anche se dall’altra si rendeva conto che quel nessuno neanche lo avrebbe salvato.
-B-basta... Smettila...- si lamentò ancora e ancora mentre tentava di dibattersi debolmente e sentiva quel punto delicato diventare umido non appena il secondo dito lo violò; probabilmente sanguinava e questo lo spaventava a morte, tanto da non riuscire neanche a godere della mano del moro che scese a torturarlo davanti.
Intanto con entrambe le mani libere, ora libere, afferrò i capelli scuri proprio sulla nuca, cercando di tirarli quanto più possibile nel tentativo di allontanare l’altro, ma era un’impresa tutto fuorché semplice per lui che nonostante tutto temeva di fargli male e non voleva. Che stupido angelo, lo pensò perfino lui che era la creaturina in questione, ma proprio non riusciva a difendersi come doveva e sempre per timore di ferire gli altri anche se quelli non esitavano a ferire lui.
 
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view post Posted on 23/5/2012, 09:22
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Ghignai malevolo, sentendo le dita inumidirsi completamente... Si stavano sporcando di sangue. Il sangue di un essere puro e candido che era.. Bellissimo. Mi bloccai per un secondo, risentendo nuovamente le gote imporporarsi e il cuore battere all'impazzata. Ma che mi prendeva?? Non avrei mica avuto pietà per lui vero!? Alla presa sui capelli, mi risvegliai come di colpo, più furioso di prima. Tolti le mani dal corpo del piccolo, prendendolo per i capelli e voltandolo di colpo a pancia in giù, schiacciandogli poco gentilmente il viso contro quel materasso e tenendolo giù " Basterebbe solo una cosa per fermarmi lo sai? " sibilai come una serpe velenosa, accanto al suo orecchio, mentre la mano libera tirava su il bacino di quel tipino per cominciare a fargli sentir la mia asta dura tra le natiche, strusciarsi avanti e indietro come ad imitare quel momvimento che sarebbe avvenuto tra poco " Mi basterebbe che tu promettessi di esser PER SEMPRE il mio schiavetto.. " ridacchiai gutturalmente, facendo andare la mano ad afferrare il pantalone e l'intimo, mordicchiando il piccolo orecchio dalla pelle candida e morbida " Se no.. " sussurrai, tirandogli giù violentemente il capo d'abbigliamento, strappandolo a causa di uno strano rumorino. Continuai a lavorare con il lobo di lui, allungando la lingua e lavorando quindi su quello con lussuria e malizia, mentre abbassavo anche i miei pantaloni e il mio intimo " ..Potrei fare una cosa ancora più spiacevole, piccolo mio. " la voce era teatralmente triste, completamente falsa. Afferrai la mia eccitazione, già umida e tirata, portandola sulla fessura dell'angelo e premendo un poco, così da far sentire che la punta poteva benissimo entrare senza alcun problema " Promettilo è la tortura finisce qui. "
 
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»Kasuka«
view post Posted on 11/12/2012, 18:28




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~Jeliel Hamilton
Gemette quando sentì le dita del moro uscire dal proprio corpo. Bruciava. Bruciava un casino lì sotto e nonostante questo i muscoli continuavano a contrarsi aumentando la sofferenza.
E non solo. D’improvviso si ritrovò con il visino spiaccicato sul vecchio materasso e quel tipo, Gray, minacciava di... Di... -No! Non può farlo! No!-. Non voleva. Non volenva che le cose andasserò così e, preso dal panico, il viso arrossato e terrorizzato, umido di lacrime e anche pallido, quelle parole, quelle dannate parole proruppero dapprima in un mormorio, poi in vere e proprie grida.
-Lo prometto... Lo prometto! Lo prometto, lo prometto, lo prometto! Ma non farmi male! Ti prego, non farmi male!- Con le manine stringeva convulsamente le lenzuola sporche, il respiro prendeva a mancargli, faticava a trattenerlo nel polmoni tanto era accelerato e il cuore... Il suo povero cuoricino batteva e pompava sangue come fosse un martello pneumatico.
La paura ormai lo dominava. I muscoli delle gambe esili ma toniche scattavano, lamenti strozzati gli morivano in gola e ci provava, provava a scappare facendo forza su quei piedi piccoli e affusolati che non volevano saperne di muoversi. E la mano del moro ancora lo teneva fermo, trattenendolo per i capelli che sentiva tirare, torturargli la cute delicata. E la sua lingua... Provava disgusto e se ne pentiva. Provava odio e ne soffriva come se fosse stato rivolto a sé stesso. Provava rancore e al tempo stesso dispiacere per quel tale.
Cosa lo aveva spinto ad agire e comportarsi così? Qualcosa che aveva fatto? Se lo stava chiedendo fin dall’inizio di quella tortura, ormai, e non trovava risposta. Ma era colpa sua, ne era certo e non aveva il diritto di adirarsi con lui. Poteva solo pregare, sperare che lo perdonasse e lo lasciasse andare. E che non prendesse sul serio quella promessa, che la dimenticasse e lo graziasse.
 
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view post Posted on 17/12/2012, 23:25
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Quando sentii le sue suppliche, strabuzzai gli occhi. Mi scostai come a constatare che fosse vero quello che le mie orecchie avevano udito. Ghignai successivamente, sentendo come la paura stava invadendo completamente quel corpicino candido. Lo tirai su di colpo, tirandolo per un braccio per farlo poggiare contro il mio petto ed afferrargli il viso di colpo, stringendolo tra le dita " Promettere fedeltà a me, è la cosa più stupida che tu avessi mai potuto fare. Ma per me.. E' il gioco più bello che possa cominciare. " mostrai la mia bianca dentatura che poteva sembrare ora una falce di luna in una nera notte e sbattei nuovamente il piccolo sul letto. Con un gesto della mano cominciai a segnare il suo corpicino con diversi tagli, ma solo nella caviglia i tagli si fecero così profondi che anche una volta guariti si sarebbero potuti vedere. Incisi una G e una W, le mie iniziali. " Da ora in avanti, tu mi apparterrai.. Cerca di fuggire, cerca di tradirmi, osa soltanto chiedere aiuto e la tua insulsa e piccola vita verrà strappata come ad una farfalla vengono bruciate le ali. " un altro taglio sul petto, con un gesto violento " Hai compreso, stupido? "
 
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